Mirella Manocchio è sulla quarantina, curata, pacata nel parlare, determinata nell'analisi, esaustiva nell' affrontare gli argomenti. È pastora delle Chiese metodiste di Gorizia ed Udine e di quella valdese di Tramonti di sopra dal 2005. Parla ad Antro, nelle profondità verdi e tranquille delle Valli del Natisone, in un convegno sul «Ruolo della donna nella società e nelle Chiese» voluto dal centro «Veritas» a conclusione del primo anno dedicato al tema della vita dove la donna si inserisce come generatrice di bios, ma anche di cultura e di economia.
Parla di donne, infatti, la pastora Manocchio, del ministero femminile all' interno delle Chiese protestanti, della difficoltà data dall' appiattimento su mentalità maschili, dei recenti cambiamenti nel mondo anglicano che ha visto le donne salire al soglio presbiterale nel 1994 ed a quello episcopale nel 2009, provocando fuoriuscite e secessioni da parte di gruppi conservatori, delle trame bibliche che presentano figure femminili eccezionali, da Miriam a Hulda, a Deborah, a Marta e Maria, e via via a Priscilla, Febe e Giuna. Giudici, profetesse, evangelizzatrici, discepole, predicatrici, catechiste, che affiancano nella storia della cristianità altre donne che nel corso dei secoli partecipano alla diffusione del Vangelo.
Parla di pastorato femminile Mirella Manocchio, della riforma luterana, del riconoscimento da parte della comunità metodista del ministero ordinato di una donna pastora giovane e moderna, possibile anche grazie al contributo di vita e di pensiero di tutte quelle donne che in particolar modo dagli anni 60 hanno cominciato a far sentire il loro apporto specifico nel leggere la Bibbia, nell' abitare la Chiesa, casa di libertà, nell’accostare la Mensa comune, nel sentire se stesse come discepole a servizio della nuova famiglia di Gesù.
Queste le fondamentali intuizioni delle donne nelle Chiese riformate a partire dall' 800 che poi negli ultimi decenni del secolo successivo si sono declinate nella lotta contro l' haparteid e per la parità femminile. Nomi, testi, storie, pensieri, esperienze che recuperano con forza il concetto biblico di dar voce a chi non ne ha. Sembra essere questa la scommessa profetica ed affascinante che in filigrana emerge da tale filone muliebre di pensatrici, credenti, evangelizzatrici.
Anche il dibattito con il pubblico segue le linee proposte dalla pastora Manocchio non soffermandosi in particolare su contesti sociologici e storici ma andando alle provocazioni di fondo del titolo che interpella sulle novità che società e Chiesa possono attendersi come contributo specifico dalle donne per il fatto che esse sono donne. Un novum che va attribuito alla loro matrice ontologica portatrice di una diversità talmente non interscambiabile con l'uomo da essere scelta dalla Bibbia stessa come diversità delle diversità.
Per chiudere con le parole di un' altra donna, Giuliana Martirani la sintesi della ricerca di Pulfero potrebbe essere questa: «La donna sembra essere la novità, il novum per il terzo millennio, perché a lei essenzialmente nel corso dei secoli sono state delegate funzioni etiche e valoriali in quanto madre e maestra. La donna sembra essere la novità per dare maggiore spiritualità alla politica ed all' economia, una visione della vita più adeguata ad uno sviluppo sostenibile e non violento e ad una vita meno competitiva. L' informazione nuova per il terzo millennio appare insomma depositata nelle donne, nei popoli del sud del mondo, nelle culture altre».