La forza delle leggi

 
 
La vicenda delle tabelle bilingui, che la giunta comunale di Savogna voleva realizzare adoperando la grafia italiana anche per i toponimi sloveni, oltre ai risvolti grotteschi sotto il profilo culturale, ha il merito di aver ribadito che le leggi — tutte le leggi, anche quelle che non piacciono — vanno rispettate e applicate. La ferma posizione della Regione e del Comitato istituzionale paritetico per i problemi della minoranza slovena, che hanno imposto al comune di installare i cartelli adoperando la corretta grafia della lingua slovena, ha fatto capire chiaramente agli amministratori della Slavia — a Resia per il rilascio delle carte d’identità bilingui si era fatto sentire addirittura il ministero dell’Interno — che in materia di tutela della nostra minoranza non possono più scherzare. La questione, infatti, non è politica, ma istituzionale.
Al momento dell’approvazione della legge 38/01 si era evidenziato come la normativa non fosse l’ideale, ma che era importante il fatto di avere riconosciuti dei diritti certi. Infatti, ora anche gli sloveni della provincia di Udine non sono più in balìa dei mal di pancia di qualche sindaco o assessore nostalgico degli anni bui della Slavia o di qualche epoca precedente ancor più funesta.
D’altra parte, ci vogliono anche la volontà e l’impegno a chi liberamente si sente di appartenere alla comunità slovena in Italia di non far restare lettera morta le norme di tutela. I rapporti in sloveno con la pubblica amministrazione, i documenti bilingui, l’insegnamento scolastico in lingua madre, e via elencando, sono diritti che vanno esercitati senza timori di sorta. Così pure le forme di sostegno finanziario per lo sviluppo economico, espressamente previste per gli sloveni della provincia di Udine, vanno puntualmente sfruttate.

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