Savogna, a casa l'amministrazione Loszach

 
 
Tanto tuonò che piovve. Erano mesi che la maggioranza da quasi due anni alla guida del comune di Savogna scricchiolava. Negli ultimi giorni di febbraio la situazione è esplosa. E il 7 marzo tre consiglieri della maggioranza, assieme ai cinque dell’opposizione, si sono dimessi. L’amministrazione è decaduta ed è arrivato il commissario regionale.
In precedenza, il 28 febbraio, quattro dei consiglieri della lista «Innovare con slancio» (Paolo Cariola, Stefano Gosgnach, Damiano Dus e Luca Vacca), cioè metà del gruppo di maggioranza, avevano firmato una mozione di revoca del sindaco, Marisa Loszach, alla quale restava il sostegno di soli tre membri dell'assemblea comunale (Donatella Iuretig, Davide Medves e Renzo Massera).
Il malcontento nei confronti dell'operato del sindaco serpeggiava tra gli stessi consiglieri di maggioranza già alla fine della scorsa estate. A Loszach si imputava la rinuncia al contributo di 40 mila euro per opere pubbliche elargito dalla Comunità montana in base alla legge di tutela della minoranza slovena, la lettera al ministro degli Esteri, Franco Frattini, contro la scuola bilingue di San Pietro, il documento col quale si chiedeva di consegnare a Cividale le gestione delle Valli del Natisone. Poi è esplosa la questione dei cartelli bilingui, con l'imposizione da parte della prima cittadina di una grafia priva di fondamento scientifico, fatto che ha suscitato l'ilarità degli esperti di toponomastica, provocato una forte reazione da parte della Regione e costretto la giunta municipale a un rapido dietrofront. A dicembre, inoltre, sono arrivate le dimissioni del responsabile dell'area tecnica comunale, Paolo Braidotti.
È stata quest'ultima vicenda a far saltare il banco. Ottenuta la disponibilità di un altro professionista, Claudio Campestrini del Comune di Cividale, di fronte ai tentennamenti del sindaco, i quattro consiglieri di maggioranza il 23 febbraio avevano chiesto la convocazione di un consiglio comunale straordinario per esaminare la questione. Per tutta risposta, il 25 febbraio la Loszach aveva revocato a Paolo Cariola l'incarico di vicesindaco e assessore con la motivazione di aver «in più occasioni scritto in rappresentanza dell'ente comunale senza preventivamente informare il sindaco» e di essersi «personalmente recato presso enti e istituzioni senza aver condiviso le iniziative in essere, creando con queste sue azioni unilaterali profondo disagio ed imbarazzo al sindaco». Un'accusa di lesa maestà, dunque, nei confronti di un vicesindaco impegnato solo a svolgere al meglio le proprie funzioni al servizio della comunità. Di conseguenza, l'altro assessore, Stefano Gosgnach, aveva rassegnato le dimissioni (dovute al «massimo rispetto verso coloro che mi hanno eletto e che mi stimano», ha scritto), denunciando l'atteggiamento autocratico della prima cittadina e la mancata realizzazione delle promesse elettorali.
Quindi, crisi aperta, decaduta la maggioranza che reggeva il comune dalle elezioni del 2009 e mozione di sfiducia. I quattro firmatari l'avevano motivata dettagliatamente. Innanzitutto stigmatizzavano la revoca del vicesindaco, decisione presa senza consultazione con la maggioranza, e dando atto che Cariola «a differenza del sindaco ha sempre portato avanti in maniera trasparente iniziative e proposte». Quindi affermavano di non condividere la politica «antidemocratica e unilaterale» della Loszach che «non permetteva agli assessori di svolgere liberamente le proprie deleghe». Gosgnach, Cariola, Dus e Vacca accusavano la prima cittadina anche «di aver ostacolato la sopravvivenza della Pro loco», di non aver ben gestito la Protezione civile, di aver voluto «escludere la giunta per avere un controllo diretto del Comune».
Grave, infine, l'accusa di aver tentato di mettere zizzania tra i consiglieri. «Il sindaco — si legge nella mozione di revoca — ha cercato gli scriventi telefonicamente o personalmente, utilizzando metodi a nostro avviso mielosi, subdoli e fasulli, andando dal primo parlando male del secondo e poi dal secondo parlando male del primo», al fine «di portare a termine un progetto premeditato e studiato a tavolino», finalizzato, secondo i quattro, ad «annientare chi la pensava diversamente».
Anche per questo, tre consiglieri di maggioranza (Cariola, Dus e Gosgnach) e i cinque dell’opposizione (Paolo Cernotta, Lorenzo Cernoia, Božica Črnec, Germano Cendou e Marino Gosgnach) non hanno voluto attendere la votazione della sfiducia e si sono dimessi. Tutti a casa. Si voterà nella primavera del 2012.

La vicenda che ha portato alla crisi e al commissariamento del Comune di Savogna induce a due riflessioni. Una negativa e una positiva.
In primo luogo, è triste constatare come ancor oggi esistano nelle Valli del Natisone persone che sembrano avere come unico scopo quello di frustrare ogni tentativo di rinascita e ripresa del territorio.
La lista «Innovare con slancio», che due anni fa aveva vinto le elezioni a man bassa, era formata in gran parte da giovani di buona volontà che hanno deciso di fermarsi nei paesi di montagna per dar loro una speranza di futuro attraverso una scelta di vita nient'affatto comoda e facile. L'unico errore di quelle giovani forze è stato fidarsi di personaggi saldamente ancorati come mentalità al passato e quindi continuatori della politica che negli «anni bui» di triste memoria ha portato la Slavia all'odierna drammatica situazione.
La discrepanza di prospettive tra sindaco, da una parte, assessori e due consiglieri, dall'altra, si è ben presto manifestata in tutta la sua gravità. La mozione di revoca della prima cittadina di Savogna, firmata dalla maggioranza dell'ex maggioranza, è di una durezza eloquente. Parla di condotta politica «antidemocratica e unilaterale del sindaco».
Sullo sfondo c'è anche la volontà di ostacolare con ogni mezzo la tutela della lingua slovena. Grottesco il tentativo dell'ormai ex prima cittadina di imporre cartelli stradali con la toponomastica locale riportata in una grafia priva di alcun fondamento scientifico. Un'azione scongiurata dalla fermezza della Regione e dal voto dei due assessori.
La faccia positiva della medaglia è la decisione dei quattro giovani consiglieri, assieme ai cinque dell'opposizione, di non sottostare ai diktat dell'ex sindaco e dei suoi mentori politici. Hanno preferito rinunciare alla carica per impedire ulteriori danni. È stato un gesto di responsabilità nei confronti di tutti i cittadini e, al tempo stesso, la testimonianza che a Savogna ci sono giovani che pensano con la propria testa, che non si fanno strumentalizzare e intimidire, che hanno davvero a cuore le sorti della propria comunità.
Su queste basi deve poggiare il tentativo di costruire un futuro migliore. La delusione presente svanirà. Guai cedere alla rassegnazione.

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