Soltanto quindici anni fa era a rischio chiusura perché il numero minimo di alunni non rispondeva alle indicazioni di una presunta razionalizzazione scolastica. Oggi, invece, si impone a livello nazionale conquistando un ambìto riconoscimento da parte del Politecnico di Milano per una produzione multimediale che ha riscosso unanimi consensi.
Mercoledì 9 giugno, agli alunni della terza e quarta elementare della scuola Armando Diaz di Taipana è stato assegnato il primo premio nell’ambito del concorso Policultura 2010, sezione a tema libero, un attestato che li ha visti primeggiare su un lotto di 43 scuole italiane.
Trattandosi di giovanissimi parrebbe ovvio ritenere che gran parte del merito sia da ascrivere alle qualità didattiche dell’insegnante Federico Pastore che ha scovato su Internet l’opportunità di partecipazione all’iniziativa del Politecnico di Milano, lanciata per stimolare alla sperimentazione di un modo nuovo di fare cultura attraverso le più avanzate tecnologie dell’informazione.
Ma è lo stesso docente a rimarcare che il suo apporto è da leggere nell’ambito di uno stimolo al quale bambini e bambine hanno risposto con grande entusiasmo, coinvolgendo nelle ricerche non soltanto i genitori, ma anche diverse persone dei paesi di loro provenienza.
La scoperta occasionale di due ‘boletus luridus’ nel giardino della scuola ha costituito lo spunto e il soggetto sul quale impostare un lavoro di gruppo i cui risultati sarebbero poi stati fissati a computer per la produzione di un video da inviare a concorso, etichettato ‘Taipana Jones e il fungo misterioso’.
Già abituati a trattare tematiche legate all’ambiente, alla fauna e alla flora dei territori del Gran Monte, gli alunni si sono appassionati ad approfondire anche l’aspetto micologico di aree a loro familiari. Primi a rispondere alle loro sollecitazioni sono stati il ‘supercapo’ degli operai del Comune, ribattezzato ‘Andrea il boscaiolo’, e il professor Adriano Noacco, meglio noto come ‘zio fungo’ per il suo alto grado di specializzazione nello specifico comparto. A loro si sono poi uniti parenti ed amici che per settimane hanno conferito alla scuola ceste di funghi di ogni qualità.
Ecco, allora, come è stato facile rispondere a «Cos’è un fungo, dove cresce, che forma ha, come si inserisce nella catena alimentare», per poi passare a come giocare con i funghi, a individuarne nomi e commestibilità, ma anche a riempire pannelli colorandoli a piacimento.
Sicuramente, il tutto è stato affrontato come un gioco, ma il risultato è stato superiore al primo premio conseguito, in quanto, oltre alle nozioni curricolari, agli alunni è stata data l’opportunità di prendere coscienza e conoscenza di un aspetto interessante del proprio territorio e di imparare ad amare le cose di casa. Una lezione che difficilmente si potrebbe tenere nelle grandi città, lontani dal proprio ambiente.